L’eredità
Aritim, la futura Arretium dei Romani, come altre città etrusche sorgeva sull’alto di una collina della Val di Chiani, in corrispondenza con la parte più elevata dell’attuale città, al centro di una zona di transito obbligato verso il nord e l’est (Emilia Romagna) e il sud (Lazio e Umbria). Risalgono al VI secolo a.C. le prime testimonianze archeologiche di questo noto e florido centro agricolo e artigianale. Del periodo etrusco restano non molte testimonianze talune però eccezionali come La Chimera di Arezzo (ora al Museo archeologico di Firenze), tratti di mura, i resti di una necropoli sul Poggio del Sole, alcuni buccheri e ceramiche greche di importazione come il cratere di Euphronios conservato nel Museo Archeologico cittadino.
La storia
Arezzo fu uno dei maggiori centri dell’Etruria settentrionale anche se sappiamo che fu abitata già in epoca preistorica, come dimostra il ritrovamento di reperti che si possono far risalire al Paleolitico quali strumenti di pietra e il famoso cranio dell’Olmo, ritrovato nel 1863 nei pressi della frazione dell’Olmo. Questi insediamenti divennero stabili molto presto e poi s’identificarono con l’antica Aritim degli Etruschi. La città godeva di un notevole benessere, aveva sviluppato una rinomata produzione ceramica e metallurgica, e anche l’agricoltura era ben sviluppata, come provano i resti archeologici. Al comparire della potenza di Roma la città, insieme ad altre consorelle etrusche, tentò di resistere alle mire espansionistiche dei Romani. Ma le forze militari radunate insieme a quelle di Volterra e Perugia vennero sconfitte a Roselle nel 295 a.C.. Nel III secolo la città entrò così nell’orbita romana, pur continuando a produrre oggetti di bronzo, ferro e ceramica a vernice nera, poi sostituita nel corso del I secolo da quella a vernice rossa, detta appunto “aretina”.
Le aree archelogiche
I resti di edifici di epoca etrusca sono pochi, come in genere i reperti trovati che confermano però il benessere di cui la città godeva come sede di una florida attività manifatturiera, la produzione vasaria in particolare era tra le voci più attive dell’economia di Aritim.