Gli Etruschi

Chiusi

larth

L’eredità
L’etrusca Clevsin o Camars, oggi Chiusi in provincia di Siena, fu una delle più importanti e potenti fra le dodici città della Dodecapoli. Le vestigia del periodo etrusco – come i canopi antropomorfi o i buccheri pesanti, tipica produzione locale, vasi, bronzi e oreficerie – sono conservate nel Museo Archeologico nazionale della cittadina, dove è stato aperto il cosiddetto Labirinto di Re Porsenna, un percorso che attraverso dei cunicoli sotterranei conduce fino a una monumentale cisterna.

La storia
La città etrusca sorgeva in una posizione felice dal punto di vista agricolo e delle comunicazioni, su un colle dal quale dominava la valle dell’antico fiume Clanis, oggi Val di Chiana. Le fonti antiche sono concordi nel descriverne la potenza e la fertilità del suolo, tanto che quando all’inizio del IV secolo a. C. i Celti l’attraversarono furono, secondo lo storico Livio, allietati dai dolci frutti e dal vino. Chiusi era tanto potente che durante il regno del re Porsenna osò sfidare la giovane Roma. Larth Porsenna andò in aiuto di Tarquinio il Superbo dopo la sua cacciata da Roma tentando di prendere la città d’assalto, tentativo che però fallì. Allora nel 506 a.C. l’assediò riducendola alla fame. Risale al V secolo a.C. il periodo di maggiore splendore della città, che dopo la sconfitta della lega etrusca nel III secolo venne progressivamente romanizzata insieme a tutta l’Etruria, pur conservando i propri ordinamenti e la propria cultura. Del mitico re Porsenna si persero le tracce nell’ultima fase della sua vita, se non per la notizia di Plinio il Vecchio, che citando Varrone, ricorda come a Chiusi gli fosse stato eretto un monumento funebre imponente, che si apriva sotto la città, era dotato di un intricato labirinto, dal quale era impossibile uscire senza l’aiuto di un filo. La struttura era sormontata da 5 piramidi sulle cui punte erano fissati dischi di bronzo che risuonavano al vento. Del maestoso sepolcro non è mai stata ritrovata traccia.

Le aree archeologiche

Labirinto di re Porsenna
Impropriamente chiamato così, in realtà si tratta di un ingegnoso sistema di cisterne per il drenaggio e la raccolta dell’acqua piovana già attivo durante l’epoca etrusca, come hanno confermato gli oggetti recuperati e studiati negli scavi più recenti. Dal 1995 è stato aperto un percorso che inizia nell’Orto vescovile e dopo 120 metri circa di gallerie conduce a una cisterna etrusco-romana, che si trova sotto la torre campanaria. E’ così possibile visitare parte di questa rete sotterranea di Chiusi (presente anche in altre città etrusche come Orvieto e Perugia) intitolata al suo mitico lucumone Porsenna.

Necropoli
Al periodo etrusco risalgono circa una decina di tombe sparse nella campagna circostante Chiusi. La più nota è forse la Tomba della Scimmia, a 3 km dal centro cittadino lungo la strada che porta al lago di Chiusi. Ritrovata nel 1846, la Tomba è datata al V secolo a.C. nella necropoli di Poggio Renzo, chiamata così perché sulla parete d’ingresso è dipinta una scimmia accovacciata. Il sepolcro doveva appartenere a una famiglia ricca e potente, con un ciclo di affreschi dedicato ai giochi funebri che copre tutta la sepoltura e raffigura scene di lotta, gare, corridori su bighe, e la defunta raffigurata su un ricco sedile, avvolta in un mantello, con il tutulus, il caratteristico copricapo etrusco. Nelle vicinanze sorge la Tomba del Leone, detta anche del Colle con una serie di pitture in buono stato di conservazione, raffiguranti sul frontone due felini e nella camera di fondo due figure sul klinai. Sulla strada per Chianciano si trova la Tomba della Pellegrina, dal nome della casa colonica che si trova poco distante, un esempio di tomba familiare di età ellenistica. Presenta un lungo corridoio sul quale si aprono quattro nicchie, tre delle quali accolgono urne.

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