Nelle zone rurali adiacenti alle città o ad aree sacre, si svolgevano, in strutture temporanee lignee di cui non ci è rimasta traccia, le gare atletiche ed i giochi gladiatorii. Per ognuno di questi eventi si radunava un folto pubblico composto di individui di ogni estrazione sociale, uomini e donne. Di queste manifestazioni ci è rimasta nelle pitture tombali una vasta iconografia che ci consente di farcene un’idea precisa. Sotto la direzione di un giudice, la cui autorità era simboleggiata dallo stesso bastone ricurvo dei sacerdoti, il lituo, gli atleti gareggiavano negli sport più seguiti nelle antiche civiltà mediterranee.
Il lancio del disco e del giavellotto, la lotta, il pugilato, la corsa, il salto in alto, il salto con l’asta, la corsa in tenuta da combattimento, la corsa a cavallo. Lo sport più seguito era però la corsa delle bighe, per cui la passione del pubblico raggiungeva livelli di vero fanatismo. Grandi onori erano concessi ai vincitori delle gare, che davanti ai magistrati della città ricevevano premi a testimonianza del loro valore atletico. Anche i giochi gladiatori dovevano richiamare un pubblico numeroso ed esigente.
I combattimenti avvenivano all’ultimo sangue tra schiavi, in genere prigionieri di guerra, armati in fogge diverse ed addestrati in apposite scuole. Oltre i combattimenti uomo contro uomo, singoli o in squadre, erano frequenti anche i combattimenti di uomini contro animali feroci.