Il regno dei morti
Nei tempi più antichi gli etruschi credevano ad una qualche forma di sopravvivenza terrena del defunto. Da ciò nasceva l'esigenza, come forma rispettosa di omaggio, di garantirne la sepoltura e di dotarla di richiami al mondo dei viventi.

La tomba era quindi realizzata in modo da sembrare la casa del defunto, sia nell'architettura che negli arredi. Assieme al corpo venivano inumati anche i suoi beni più personali e preziosi, vestiti, gioielli, armi, oggetti di uso quotidiano. Sulle pareti del sepolcro erano dipinte scene dal forte significato vitale, come banchetti, giochi atletici, danze. Dal V secolo a.C. anche la concezione del mondo dei defunti risentì in modo più marcato dell'influenza della civiltà greca. Venne così a configurarsi un al di là, localizzato in un mondo sotterraneo, nel quale le anime dei defunti trasmigravano, abitato da divinità infernali e dagli spiriti di antichi eroi.

Il passaggio tra i due mondi era visto come un viaggio che il defunto compiva scortato da spiriti infernali. I più importanti di questi spiriti erano la dea Vanth dalle grandi ali che regge una torcia, il demone Charun, dal viso deforme, armato di un pesante martello, il demone Tuchulcha, dal volto di avvoltoio e dalle orecchie di asino, armato di serpenti. Il destino di ogni defunto era quindi di essere condotto in un mondo senza luce e speranza in cui il fluire del tempo era segnato dai patimenti delle anime che ricordavano i momenti felici delle loro vite terrene. Le sofferenze delle anime dei morti potevano essere alleviate dai parenti con riti offerte e sacrifici. Per personaggi particolarmente illustri doveva essere possibile, grazie a speciali cerimonie, provvedere alla beatificazione o in casi eccezionali alla deificazione.

Le tombe
Gli etruschi attribuivano grande importanza al culto dei morti, anche perché era un mezzo per l'affermazione del prestigio e della potenza di una famiglia.
Possiamo distinguere diversi momenti nell'esercizio di questo culto e la sua evoluzione si rifletterà anche nelle tipologie delle necropoli. Nei primi tempi gli etruschi erano legati alla concezione della continuazione dopo la morte di una attività vitale del defunto. La tomba veniva così costruita nell'aspetto della casa e dotata di suppellettili e arredi, veri o riprodotti in miniature, a volte le pareti venivano affrescate con scene della vita quotidiana o dei momenti più significativi, sereni e piacevoli del defunto. Allo stesso modo, cornici, travature, soffitti, frontoncini, soffitti, tesi a ricostruire l'ambiente domestico, venivano dipinti oppure scolpiti nella roccia.

Gli esempi più antichi di tomba monumentale sono costruiti sul modello dell'abitazione allora in uso: una capanna a pianta circolare o ellittica. Si tratta infatti di sepolcri a pianta circolare edificati con grandi blocchi di pietra e coperti con una falsa cupola ottenuta dalla progressiva sporgenza verso l'interno dei filari dei blocchi fino ad una lastra terminale di chiusura. Alla camera sepolcrale si accedeva attraverso un breve corridoio dove spesso venivano poste offerte di cibo o suppellettili. Quando questa tipo di tomba venne abbandonata, si passò ad una scavata sottoterra, prima ad un solo ambiente poi a più a camere. Le tombe interamente scavate sottoterra, generalmente nei fianchi di colline, sono definite "ipogei", mentre quelle scavate in terreno pianeggiante e ricoperte da terra e pietrisco "tumuli".

Il nuovo tipo é caratterizzato da un ambiente centrale accessibile da un lungo corridoio al di là del quale si disponevano altri ambienti. La pianta poteva essere anche molto complessa con un corridoio, camere laterali, sala centrale con pilastri e banchine. I tumuli assumono a volte dimensioni monumentali, con diametro superiore ai 30 metri, e spesso contenevano varie tombe della stessa famiglia. Esempi di primo piano sono osservabili a Cerveteri e si ricollegano all'evoluzione delle tipologie abitative contemporanee alla necropoli (seconda metà del VII secolo a.C.), quando le case si organizzarono in due o tre ambienti affiancati e preceduti da una sorta di vestibolo oppure attorno ad una corte centrale. Dalla metà del VI e per tutto il V secolo a.C. si assiste ad un nuovo mutamento dell'impianto planimetrico delle necropoli. Le nuove tombe sono chiamate "a dado" e si allineano l'una di fianco all'altra, costituendo vere e proprie città dei morti con strade e piazze. All'interno delle tombe vi erano solo due ambienti, all'esterno scalette laterali portavano alla sommità del dado dove esistevano altari per il culto.

Tale cambiamento riflette un profondo mutamento della struttura sociale, con l'affermarsi di un ceto non aristocratico promotore di soluzioni abitative meno sfarzose. Inoltre, a causa dell'influenza del mondo greco erano cambiate anche le concezioni di fondo riguardo il destino dei defunti. Alla primitiva fede nella "sopravvivenza" del morto nella tomba, si sostituì l'idea di un "regno dei morti", immaginato sul modello dell'Averno greco.

I riti funebri
La morte di un personaggio appartenente ad una famiglia illustre era celebrata con la partecipazione al lutto di tutta la cittadinanza. Il giorno della sepoltura un lungo corteo si snodava dall'abitazione del defunto alla tomba della famiglia. Sacerdoti con i simboli del loro ufficio religioso, suonatori di flauto, parenti e conoscenti con offerte votive, accompagnavano il corpo trasportato su di un carro a quattro ruote. Dal corteo, che procedeva con grande lentezza, si alzava un misto di litanie, meste musiche, alti lamenti dei familiari e delle prefiche. Arrivati alla tomba, precedentemente preparata per la cerimonia, si procedeva al rito di sepoltura del defunto.
Alcuni ritrovamenti di parti di testi religiosi riguardanti cerimonie funebri ci permettono di farci un'idea di quanta attenzione dovesse essere data dagli Etruschi a questo rituale. Purtroppo, la nostre incompleta conoscenza della lingua etrusca non ci consente di comprendere chiaramente il linguaggio specializzato di questi testi, e quindi non siamo in grado di ricostruire con precisione le cerimonie. Ciò che possiamo dire con certezza è che la preghiera, la musica e la danza vi avevano grande importanza; e che, al momento più intensamente religioso, si affiancavano giochi di destrezza, gare atletiche e combattimenti cruenti all'ultimo sangue.

 

 
   
 
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